`Breaking Bad` • «Look on my works, ye mighty, and despair!»

3. GROWTH, THEN DECAY, THEN TRASFORMATION. L’evoluzione in Heisenberg

«You see, technically, chemistry is the study of matter,
but I prefer to see it as the study of change[…].
 It is growth, then decay, then transformation
»[4].
Walter White, `Pilot` (1×01)

Una delle scelte più interessanti compiute da Vince Gilligan è quella di ricordarci costantemente come Walter White sia un uomo di scienza, e come la sua vita sia stata da sempre dedicata alla chimica. Polveri e solventi circondando infatti il protagonista ovunque egli vada, dai campioni di materia mostrati ai propri alunni ai prodotti di pulizia utilizzati per i clienti dell’autolavaggio, luogo in cui Walt si trova a svolgere un umiliante e deprimente secondo lavoro. E cosa fa il professore di chimica al fine di calmare i nervi e distrarsi dalla terribile piega assunta dalla sua vita? Semplice, si siede vicino alla piscina di casa e trascorre il tempo ad accendere e spegnere fiammiferi, ammirando la misteriosa reazione in grado di trasformare un anonimo bastoncino di legno in una fiammella fervida e guizzante.

Da questi particolari è evidente come Walter White utilizzi la chimica come un filtro per osservare il mondo: qualsiasi problema o ostacolo, infatti, può essere risolto combinando agenti e reagenti, realizzando dispositivi ingegnosi o sfruttando gli elementi presenti nell’ambiente circostante. Per quanto la sua mente sia portata a lavorare naturalmente in termini scientifici, tuttavia, ciò che cambia nel corso del tempo è l’approccio con cui Walt si dedica a elaborare esperimenti e soluzioni. Se in principio è la necessità a portare il protagonista a cucinare metanfetamina o a neutralizzare i propri aggressori con fumi di fosfina, già al termine della prima stagione assistiamo a un radicale cambio di tendenza. Nell’episodio `Crazy Handful of Nothin’` (`Un pugno di mosche`, 1×06), ad esempio, vediamo Walter sfruttare il fulminato di mercurio – sostanza dall’aspetto sorprendentemente simile ai cristalli di metanfetamina – per mettere in atto un trucco di grande effetto: facendo saltare in aria l’ufficio del narcotrafficante Tuco, infatti, Walt mostra ai suoi nemici di che pasta è fatto, sottolineando al contempo l’entrata in scena del suo alter ego – il misterioso Heisenberg.

La detonazione con cui si conclude il sesto episodio della prima stagione sancisce una svolta fondamentale per la figura di Walter White, ossia l’apparizione di una “maschera” in grado di catalizzare in sé tutte le peggiori inclinazioni del personaggio. In tal senso, già a partire dalla puntata seguente, la presenza di “Heisenberg inizia a essere segnalata tramite una serie di indizi visivi piuttosto eloquenti, primo fra tutti l’uso del porkipie hat. La scelta di questo indumento è significativa: si tratta infatti di un copricapo inusuale, solitamente associato al mondo dell’intrattenimento o della commedia – celebre l’uso fattone da Buster Keaton –, capace per questo di conferire al personaggio un’aria più stralunata che autenticamente minacciosa. L’uso iniziale fattone da Walt, dunque, è pensato per trasmettere una sensazione di ironica inadeguatezza, ulteriormente enfatizzata dalla scelta di un paio di occhiali neri dalla foggia tutt’altro che raffinata.

Una riflessione a sé stante merita poi la scelta del nome con cui Walt decide di esordire nel mondo del crimine. Il fisico tedesco Werner Heisenberg – premio Nobel per la Fisica nel 1932 – è noto per aver formulato il cosiddetto “principio d’indeterminazione”, volto a stabilire come sia impossibile misurare contemporaneamente e con assoluta esattezza due grandezze fisiche coniugate, nello specifico la posizione e l’energia di una particella. La meccanica quantistica – di cui il “principio di Heisenberg” costituisce uno dei cardini – implica così un punto di caduta tra le diverse discipline, in quanto capace di fornire le giustificazioni alla base di un vasto corpus di nozioni scientifiche, comprese quelle della chimica. La scelta del soprannome Heisenberg”, dunque, rappresenta un importante strumento di legittimazione per il nostro protagonista, oltre che un chiaro indizio della sua ambigua tenuta morale.

Infatti, sebbene la figura di “Heisenberg venga concepita da Walt come un’interfaccia da adottare nell’ambito della sua attività criminale, l’entità che essa rappresenta arriva ben presto a trascendere la volontà del suo stesso creatore, prendendo corpo in un groviglio di moti e di spinte sempre più incontrollabili. Il “principio d’indeterminazione” giunge così a concretizzarsi sia nell’impossibilità del protagonista di prevedere le conseguenze delle proprie azioni, che nell’incapacità dello spettatore di distinguere la natura effettiva della sua condotta morale. Walter, in tal senso, ci apparire autentico tanto come “Mr. White” quanto come “Heisenberg”, due aspetti inconciliabili della stessa personalità, destinati inevitabilmente a prendere l’uno sopravvento sull’altro.  

A tal proposito, è interessante osservare come già all’inizio della prima stagione il mite professor White arrivi a uccidere ben due persone, gli spacciatori Emilio e Krazy-8, benché spinto da un legittimo istinto di sopravvivenza. Se il temibile Emilio (John Koyama) muore immediatamente a causa dei fumi di fosfina, Krazy-8 (Maximino Arciniega) finisce invece per risvegliarsi, arrivando a costituire un grave pericolo per i protagonisti. Walt e il giovane Jesse, infatti, si trovano all’improvviso con un corpo di cui sbarazzarsi e un altro di cui decidere la sorte, un dilemma morale le cui conseguenze vengono mirabilmente illustrate in due episodi, `Cat’s in the Bag…` (`Senza ritorno`, 1×02) e `…And the Bag’s in the River` (`Conseguenze radicali`, 1×03), una sorta di dittico narrativo in cui i personaggi sono indotti a sporcarsi le mani per la prima volta.     

Mentre in `Cat’s in the Bag…` Walt e Jesse (Aaron Paul) devono destreggiarsi con il problema di sciogliere un cadavere nell’acido – un grattacapo destinato a sfociare in un monumentale disastro, dal momento che Jesse finisce per liquefare non solo il corpo di Emilio, ma anche la vasca da bagno, il pavimento e il soffitto del piano sottostante –, `…And the Bag’s in the River` pone invece i personaggi di fronte a una questione di ben altra caratura morale. Walt, infatti, è costretto a uccidere Krazy-8 non più nella foga del momento, spinto da un disperato desiderio di vita, ma lucidamente e a sangue freddo, con l’involontario testimone dei suoi crimini legato a un pilastro e pronto a tutto pur di sfuggire alla propria condanna a morte.

È così che, al termine della puntata, vediamo Walt assassinare Krazy-8 a mani nude e in maniera violentissima, strangolandolo con il lucchetto da motocicletta con cui Jesse lo aveva dapprima imprigionato; egli compie il gesto in un crescendo drammatico, piangendo e scusandosi ossessivamente con la propria vittima, rimediando oltretutto una grave ferita a una gamba. Tale sequenza rappresenta il culmine di un episodio spettacolare, in cui il pubblico è portato a immergersi nel cuore delle vicende narrate, tanto da identificarsi nel protagonista e a struggersi con lui nel tentativo di dare un senso alla propria condotta morale.

Poco prima di trasformarsi in un assassino, infatti, Walt sembra determinato a prendere tutt’altro tipo di decisione. Tornato nel seminterrato con un panino e una birra, egli decide di sedersi accanto al giovane spacciatore e di intavolare con lui una conversazione, quasi supplicandolo di fornirgli un alibi per non ucciderlo. Il dialogo fra i due si muove sul crinale dell’intimità, al punto che Krazy-8 diventa la prima persona a cui Walt confessa la verità sul suo cancro. È tuttavia la scoperta fortuita della mancanza di un pezzo di ceramica affilata a riportare drammaticamente il protagonista alla realtà, rendendolo consapevole di come quel giovane non sia nient’altro che un criminale e, in quanto tale, disposto a ucciderlo pur di aver salva la vita. È dunque la perdita di fiducia a dare a Walt l’energia necessaria per annientare il suo nemico, al netto di tutti i tormenti e i sensi di colpa provati. Egli ha creduto per un momento alla possibilità salvifica della condivisione e del dialogo, ma la verità dei fatti lo ha brutalmente contraddetto, portandolo a realizzare come solo la violenza possa affrancarlo da qualsiasi tipo di pericolo.    

La vicenda di Krazy-8 dimostra come Walt, per quanto abile a cucinare metanfetamina, sia del tutto impreparato ad affrontare la brutalità del mondo del crimine. Tale circostanza diventa ancora più evidente nel momento in cui si trova a fare affari con Tuco (Raymond Cruz), un narcotrafficante folle e tossicodipendente, capace di ammazzare di botte un proprio sottoposto colpevole di aver parlato in sua vece. Imponente, irruento e mentalmente squilibrato, Tuco incarna una personalità criminale del tutto opposta a quella di Walt, essendo innanzitutto un regolare consumatore del proprio prodotto, abitudine capace di indurlo a sperimentare veri e propri accessi di follia. È facile, in questo senso, vedere in lui i tratti dello Scarfaceinterpretato da Al Pacino, il personaggio che più di tutti ha contribuito a innestare nell’immaginario collettivo la figura del bandido latino violento e completamente pazzo. Eppure, sarà proprio Walt a raccogliere in maniera più autentica l’eredità del narcotrafficante depalmiano, come diverrà evidente nel proseguo delle vicende narrate.

4. «YEAH! SCIENCE, BITCH!». La relazione tra Jesse Pinkman e Walter White

La messa in onda della prima stagione di `Breaking Bad` ebbe luogo tra il gennaio e il marzo del 2008, un periodo cruciale per lo sciopero indetto pochi mesi prima dalla Writers Guild of America, il sindacato degli sceneggiatori americani. La protesta, volta a chiedere maggiori benefici a fronte di produzioni sempre più imponenti, ebbe ripercussioni disastrose su molti prodotti cinematografici e televisivi, in particolare sulle serie tv, la cui scrittura viene solitamente svolta in itinere.  Molti produttori si trovarono infatti a chiudere forzatamente i programmi on air, costruendo finali affrettati o riducendo drasticamente il numero degli episodi previsti. Ciò accadde notoriamente per `Lost`, ma anche per la prima stagione di `Breaking Bad`, che giunse a contare solo sette puntate a fronte delle nove inizialmente concepite.

La forzata conclusione della serie, tuttavia, ebbe un effetto dirompente sullo sviluppo della trama, poiché permise agli autori di riflettere con più attenzione e invertire la rotta sul destino di uno dei protagonisti. Secondo quando affermato da Vince Gilligan, infatti, il personaggio di Jesse Pinkman era stato concepito per uscire di scena già al termine della prima stagione, al fine di concludere la storia in maniera drammatica e scaricare su Walt la responsabilità della morte del suo giovane socio. La provvidenziale impossibilità di girare gli ultimi episodi, tuttavia, fece cambiare idea agli sceneggiatori, che colsero tutte le potenzialità insite nella coppia Aaron PaulBryan Cranston, decidendo così di reimpostare la traiettoria della serie proprio sulla relazione tra Walter e Jesse.

All’inizio della storia Jesse Pinkman ci viene presentato come un post-adolescente allo sbando, caratterizzato da un’affiliazione – seppur superficiale – alla subcultura hip hop, evidente nel suo modo di parlare, di vestire e di atteggiarsi. Produttore di metanfetamina di bassa lega, nell’ambiente Jesse è noto con il soprannome di “Cap’n Cooke quando Skyler, la moglie di Walt, decide di indagare più a fondo, finisce per imbattersi in un sito web esilarante, composto da un’accozzaglia di cafonaggini su donne, musica e droga. Eppure, Jesse Pinkman è molto più di quanto appare: proveniente da una famiglia benestante tipicamente middle-class, il giovane sembra infatti cresciuto in un contesto estraneo alle situazioni di disagio che costituiscono il background principale delle sue conoscenze. 

È dunque a partire dal rapporto con Walt che Jesse inizia a essere messo in relazione con le proprie dinamiche familiari o, per meglio dire, con la mancanza di esse.I suoi genitori compaiono per la prima volta in `Cancer Man` (`Una malattia scomoda`, 1×04), un episodio capace di delineare in poche scene i contorni di un rapporto ormai deteriorato, segnato da vaghi tentativi di recupero e, soprattutto, dall’imbarazzo di avere a che fare con un figlio non conforme alle aspettative comune. In tal senso, i genitori di Jesse dimostrano di non saper ragionare in base alle sfumature: il loro universo morale appare gretto e limitato, diviso fra bianco e nero, fra Bene e Male, fra ciò che è legale e ciò che non lo è; dunque, un figlio che continua a sbagliare non merita alcun tipo di comprensione, così come nessun tentativo di perdono potrà distoglierlo da un destino ormai irrimediabilmente segnato.  

È proprio in virtù di questa solitudine affettiva che Jesse Pinkman si configura come un personaggio in costante ricerca di definizione. In più di un’occasione, ad esempio, egli mostra di provare un particolare affetto verso i bambini, preoccupandosi del destino dell’orfano di `Peekaboo` (`Una lezione indimenticabile`, 2×06), affezionandosi sinceramente a Brock, il figlio della fidanzata Andrea, oppure subendo in maniera traumatica l’omicidio del giovane Drew Sharp in`Dead Freight` (`Rapina al treno`, 5×05). Malgrado i molti errori di valutazione e le scelte avventate, infatti, Jesse risulta l’unico personaggio davvero emotivamente coinvolto nelle azioni da lui compiute. Tale circostanza arriverà a tradursi in un costante collegamento empatico con lo spettatore, un legame destinato a crescere anche appannaggio di quello con Walt, la cui condotta risulterà invece sempre più difficile da giustificare.

L’inizio del rapporto “lavorativo” tra Jesse e Walt appare costruito sul modello della “strana coppia”, per cui due esseri umani completamente diversi per età, cultura e status sociale si trovano costretti a collaborare e a condividere gli stessi interessi e obiettivi. sarà dunque l’accostamento improbabile tra questi due mondi a costituire la principale fonte di comicità della serie, per cui la precisione, la prudenza e la superiorità intellettuale di Walt finiranno spesso e volentieri per scontrarsi con l’approssimazione, l’imbranataggine e il caotico vivere alla giornata di Jesse. Tuttavia, se è indubbio come nel rapporto tra i due vi siano echi di una relazione padre-figlio, la testardaggine con cui Walt continuerà a voler interferire nella vita del suo giovane socio apparirà sempre più simile a un’ossessione. L’atteggiamento manipolatorio di Walt nei confronti di Jesse, infatti, pur essendo presente fin dalle prime puntate, arriverà ad aggravarsi nel corso della serie, fino a diventare la principale dinamica in atto tra i due durante la quarta e la quinta stagione.

A partire dalla seconda stagione, in particolare, il nostro affetto per Walt inizierà a essere messo davvero a dura prova. Pur continuando a farci parteggiare per lui, infatti, gli autori giungeranno a disseminare tracce sulla sua vera natura criminale, lasciando via via emergere lati sempre più sgradevoli della sua personalità.

Un primo indizio su come l’attività di narcotrafficante stia influenzando negativamente l’identità del protagonista ci viene offerto in una sequenza di `Seven-Thirty Seven` (`Tutto cambia`, 2×01), una scena notevole per la sua sottile mostruosità e per le magistrali interpretazioni fornite da Anna Gunn e Bryan Cranston. Walt è appena tornato a casa dal suo primo scambio di droga, durante il quale ha assistito al selvaggio pestaggio operato da Tuco ai danni di un suo sottoposto; egli appare comprensibilmente sconvolto dall’accaduto, tanto da non accorgersi di stare ancora indossando il cappello caratteristico del suo travestimento alla Heisenberg. Mentre è immerso nei propri pensieri viene raggiunto da Skyler, la quale, totalmente ignara dell’accaduto, appare ai suoi occhi come un puro strumento di conforto. Walt decide dunque di avvicinarsi alla moglie in cerca di sollievo, trasformando però il loro amorevole scambio di effusioni in un violento rapporto sessuale.

Già nel corso della prima stagione lo spettatore ha assistito alla progressiva emersione della libido di Walt, rimasta per lungo tempo sopita e risvegliata dalla subitanea scoperta del suo talento criminale; vedere dunque il protagonista approcciarsi con passione alla moglie non risulta sorprendente, se non fosse che nell’arco di pochi istanti il rapporto tra i due inizia ad assumere contorni sinistri. Quando Skyler – ricoperta da una maschera di bellezza, impreparata e non in vena – cerca infatti di rallentarlo, Walt giunge a forzare la mano, affermando ferocemente il proprio dominio sul corpo della donna. Tale comportamento risulta in linea con quanto sappiamo sul personaggio e sul suo perenne senso di impotenza, una vocazione all’inettitudine capace di venir soppressa solamente tramite l’esercizio del potere. In questo caso, l’episodio si conclude a favore di Skyler, che riesce ad allontanare da sé il marito e a ristabilire un contatto con la sua natura più razionale. Eppure, il punto di non ritorno sarà destinato a sopraggiungere in fretta, nel momento in cui Walt si troverà ad assistere passivamente alla morte di un’altra donna, la giovane e affascinante Jane Margolis (Krysten Ritter).  

Jane viene presentata allo spettatore come la seducente proprietaria di casa di Jesse, con cui il ragazzo intrattiene una relazione nel corso della seconda stagione. Attraente, enigmatica e appassionata, Jane nasconde però un oscuro passato da tossicodipendente, destinato in breve tempo a riemergere arrivando a imprigionare lo stesso Jesse. Venuta a conoscenza del business della metanfetamina, infatti, Jane decide di approfittarne, convincendo il fidanzato a ricattare Walt e a fuggire con lei intascandosi parte del bottino. Colto alla sprovvista, Walt si trova inizialmente costretto a ubbidire, per poi cambiare idea e convincersi dell’assoluta necessità di “salvare” Jesse. È così che, dopo essersi introdotto di soppiatto nella casa dei due giovani, Walt li sorprende profondamente addormentati, ancora in preda ai fumi dell’eroina; a quel punto, nel tentativo di svegliare Jesse, egli spinge inavvertitamente Jane in posizione supina, provocandole un conato di vomito che, all’improvvisa, inizia a soffocarla. Walt si trova sulla scena, immobile e sconvolto, a un passo dal poter intervenire; eppure, coscientemente, decide infine di non intromettersi, rimanendo fermo a osservare la terribile morte della giovane ragazza.

Nella community di appassionati di `Breaking Bad` nessuna scena ha suscitato più dibattito di quella che, in un climax straziate, raffigura il ruolo di Walt nella morte di Jane Margolis. Gli strenui difensori del protagonista hanno sempre sostenuto come sia Jane la sola a dover essere incolpata, in quanto responsabile della rovina di Jesse e del conseguente tentativo di Walt di salvarlo. Molti altri, invece, hanno sottolineato come sia stato lo stesso Mr. White a innescare la tossicodipendenza del suo protetto, angariandolo senza sosta e sfruttandone l’ingenuità per adempiere ai propri sordidi scopi.   

In realtà, per quanto possa sembrare accidentale, la morte di Jane appare come una precisa scelta di Walt: si tratta infatti di una decisione volontaria, compiuta a seguito di un rapido processo di razionalizzazione, che impone al protagonista di sopprimere la propria umanità in virtù di un evidente tornaconto personale. Considerare dunque Heisenberg come il mero lato oscuro di Mr. White, indotto a emergere nei momenti di maggior pericolo, significa semplificare colpevolmente la vera essenza del personaggio. Walt, infatti, appare fin da subito un cinico calcolatore, incline a considerare gli eventi in maniera parziale e sulla base di un’egoistica gerarchia di obiettivi. Non siamo dunque di fronte a due nature contrapposte, bensì a un’unica complessa personalità, capace di assumere le sembianze di un amorevole padre di famiglia o, all’occorrenza, quelle di uno spietato serial killer.

Da un punto di vista narrativo, lomicidio di Jane arriva ad assumere anche una doppia valenza morale: la giovane è infatti la prima persona innocente a essere uccisa da Walt e, insieme, l’esemplificazione più immediata dell’effetto domino scatenato dalle sue azioni. In tal senso, la scena della sua morte appare ancora più tragica se consideriamo come il tema portante dell’intero episodio –`Phoenix` (2×12) – sia quello della paternità. Nella prima parte della puntata, infatti, Walt decide volontariamente di non assistere alla nascita della figlia Holly pur di consegnare una grossa partita di metanfetamina; in seguito, in un momento di inquietante tenerezza, lo vediamo prendere in braccio la neonata al fine di mostrarle l’enorme quantità di denaro accumulata in sua vece. Da questa prospettiva, anche le azioni compiute nei confronti Jesse sembrano scaturire da un distorto sentimento paterno, che induce il protagonista a voler imporre al figlio putativo ciò che ritiene più giusto per lui. Il culmine di tale riflessione viene infine raggiunto nella scena del pub, quando Walt si imbatte inconsapevolmente in Donald Margolis (John de Lancie), il padre di Jane. Tale coincidenza è apparsa ad alcuni come un’inutile forzatura della trama; eppure, alla luce degli eventi successivi, essa assume un significato più profondo, stratificando il già complesso sistema di cause e concause sotteso al comportamento di Walt.   

`Seven-Thirty Seven`, `Down`, `Over`, `ABQ`: questi sono i titoli dei quattro episodi in cui gli spettatori si trovano ad assistere a una bizzarra sequenza di immagini in bianco e nero, raffiguranti un occhio di plastica galleggiante in acqua o un orsacchiotto rosa ripescato dal fondo di una piscina. Nel corso delle puntate nuovi particolari vengono aggiunti alla scena, portando il pubblico a realizzare come essa si stia svolgendo sul retro della casa di Walt, un luogo in cui sembra essere avvenuta qualche immane tragedia. La sequenza, tuttavia, diverrà comprensibile soltanto al termine della seconda stagione, nel momento in cui vedremo Donald Margolis, sconvolto per la morte della figlia, commettere un terribile errore sul posto di lavoro. Chiamato infatti a regolare il traffico aereo sopra Albuquerque, egli trasmetterà direttive sbagliate ai piloti di due velivoli, provocando il loro scontro nei cieli sopra la città.    

«Volevamo un momento di assoluta spettacolarità per il finale di stagione», dirà Vince Gilligan in proposito. «E cosa può esserci di meglio di una pioggia di fuoco che precipita attorno ai nostri protagonisti come in una sorta di Giorno del Giudizio?». Che si tratti o meno dell’opera di un Dio vendicativo, ciò che è certo è che la responsabilità dell’incidente sia innanzitutto da ascrivere a Walt, le cui azioni hanno contribuito a innescare un ciclo di morte e distruzione capace di coinvolgere non solo i suoi cari, ma anche persone a lui del tutto estranee. È dunque evidente come la morte dei passeggeri rappresenti la più grande tragedia causata da Heisenberg, l’ultimo atto di una terribile schiera destinata inevitabilmente ad allungarsi.


CONTINUA A LEGGERE!

PARTE 1.
La genesi di `Breaking Bad` e il personaggio di Walter White

PARTE 2.
L’evoluzione in Heisenberg e il rapporto tra Walt e Jesse

PARTE 3.
I nuovi personaggi e la parabola di Gustavo Fring

PARTE 4.
La caduta del tiranno e la catarsi finale


[4] «Vedete, tecnicamente, la chimica è lo studio delle sostanze, ma io preferisco vederla come lo studio dei cambiamenti. […] È crescita, poi decadimento, poi trasformazione» – `Pilot` (1×01)

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