`Breaking Bad` • «Look on my works, ye mighty, and despair!»
7. TICK, TICK, TICK. Il misterioso Mr. Lambert
Fin dal suo debutto, `Breaking Bad` ha cercato di rendere gli incipit di stagione quanto più inquietanti e disturbanti possibili – basti pensare al videomessaggiocon cui Walt apre la puntata pilota o all’orsacchiotto carbonizzatoutilizzato come memento mori di una tragedia incombente. Non stupisce, dunque, vedere come anche `Live Free or Die` (`Vivi libero o muori`, 5×01), prima puntata della quinta e ultima stagione della serie, proietti lo spettatore in un contesto alieno, all’apparenza familiare eppure ricco di particolari stranianti.
Ci troviamo infatti ad Albuquerque, all’interno di una tavola calda, ma sembra passato molto tempo dall’ultima volta in cui abbiamo visitato la città. Davanti a noi c’è Walt, intento a “festeggiare” il suo cinquantaduesimo compleanno e, non solo ha un aspetto molto diverso dal solito, ma sta anche utilizzando un nome e dei documenti falsi. Sostiene infatti di chiamarsi “Mr. Lambert” e di venire dal New Hampshire e, mentre la cameriera tenta di intavolare con lui una conversazione informale, lo vediamo guardarsi intorno in maniera paranoica, focalizzando l’attenzione su chiunque entri nel locale. Qualcosa di terribile sembra essere accaduto nella sua vita, circostanza che viene confermata pochi istanti dopo, quando lo vediamo aprire il bagagliaio di un’auto e scoprire al suo interno una mitragliatrice M60. È evidente come ciò a cui stiamo assistendo sia in realtà un flashforward, tramite cui Gilligan e soci vogliono mostrarci cosa si stia delineando all’orizzonte, ponendo così ogni azione del protagonista in una nuova e più lucida prospettiva.
Tornati al presente, infatti, la situazione appare molto diversa: Walter White è ancora immerso nell’ebbrezza della vittoria, all’acme del proprio impero delle tenebre, in preda a un vero e proprio delirio di onnipotenza. Il timido e mite professore di liceo, alla disperata ricerca di una via di fuga dalla propria vita incolore, è ormai scomparso: al suo posto vi è un criminale perfettamente coscio delle proprie capacità e, non ultimo, dell’influenza che è in grado di esercitare su chiunque si ponga sul suo cammino. Non importa che Skyler sia terrorizzata da lui, che Mike lo disprezzi o che il rapporto con Jesse sia basato sull’inganno: ciò che emerge è il piacere che Walt prova nel dominare tutti coloro che lo circondano, nemici o alleati che siano.
A questo punto, dopo aver abbattuto il vertice dell’organizzazione criminale a cui appartiene, Walt decide di radere al suolo anche il luogo simbolo del suo soggiogamento a un capo, ossia il laboratorio sotterraneo, che viene dato alle fiamme insieme a tutto ciò che contiene. Da questo momento in poi, infatti, il nuovo spazio di lavoro dovrà essere smaterializzato e dilagante, inafferrabile come il suo stesso proprietario. È così che, con un ennesimo colpo da maestro, Walt decide di produrre droga sfruttando le case altrui, occupate tramite la copertura della ditta di disinfestazione Vamonos Pest; lui e Jesse dovranno dunque muoversi come spettri da un capo all’altro della città, facendo attenzione a non lasciare alcuna traccia sul proprio cammino. Nel frattempo, anche le rimostranze di Mike vengono piegate e, sebbene Walt non conosca le reali motivazioni dietro tale cambiamento, esso conferma quello che ormai sembra essere un assioma: ciò che Heisenberg vuole, Heisenberg ottiene. L’unica persona che manifesta ancora qualche resistenza è Skyler, terrorizzata e disgustata dalla sola presenza del marito, così come dal calore del suo corpo e dal suono della sua voce mentre dolcemente le ripete: «You know, it gets easier. I promise you that it does»[13].
Un tempo, quando poco o nulla sapeva della reale natura di Walt, Skyler era in grado di opporsi alla presenza di quell’uomo nella sua vita, al punto da cacciarlo di casa nel tentativo di proteggere se stessa e la propria famiglia; ora, alla luce dei suoi ultimi atti criminali, ella appare pietrificata dall’orrore, del tutto incapace di reagire e costretta a ingoiare la rabbia in assenza di qualsivoglia alternativa. Il terrore dentro cui Skyler è costretta a vivere appare straziante, mentre gli abusi psicologici che continua a subire chiamano in causa la coscienza dello spettatore, che per quattro stagioni ha potuto assistere al fatale annientamento di un matrimonio.
Eppure, non molti si troverebbero d’accordo con una simile interpretazione degli eventi. Fin dal principio, infatti, Skyler White ha dovuto fare i conti con lo stigma di “personaggio più odiato della serie”, attirandosi offese e rimostranze di ogni tipo, talvolta anche di notevole violenza. Tale circostanza ha spinto Anna Gunn a intervenire pubblicamente sulla questione, scrivendo un editoriale per il New York Times dal titolo `I Have a Character Issue`. Parlando della propria esperienza nell’interpretare Skyler, infatti, l’attrice si è definita sconcertata nel constatare come il personaggio si sia trasformato in un ricettacolo per l’odio misogino di molti spettatori, pronti a insultarla e a definirla «una palla al piede, una seccatura, una megera, una “moglie stronza e fastidiosa”»[14]. Questo ha portato all’affermarsi di un odio diffuso nei suoi confronti che, nei casi più estremi, ha avuto conseguenze dirette sulla sua vita, rendendola oggetto di insulti e minacce di morte.
Senza dubbio, molto del disprezzo rivolto a Skyler trae origine dal suo ruolo delimitante nei confronti di Walt, una funzione che, soprattutto nelle prime stagioni, la definisce in totale opposizione alla figura del marito. Tuttavia, l’odio nei suoi confronti sembra mantenersi anche in seguito, nel momento in cui il personaggio giunge ad approfondirsi e ad assumere più rilevanza all’interno della trama. Tale cambiamento avviene in occasione della scoperta della vita criminale di Walt, un punto di svolta che induce Skyler ad abbandonare i panni archetipi della “moglie” e della “madre” per trasformarsi in qualcosa di nuovo, ossia in una figura femminile forte e indipendente, disposta a tutto pur di reagire e affermare se stessa in opposizione allo strapotere del marito.
A tal proposito, è interessate notare come molte delle argomentazioni utilizzate contro Skyler provengano dallo stesso humus culturale da cui hanno origine le reazioni di Walt, così come il suo cambio di atteggiamento nei confronti della moglie. Dopo aver abbandonato ogni scrupolo in ambito criminale, infatti, Walt decide di abbattere ogni inibizione anche all’interno delle mura domestiche, intensificando i tratti maschilisti del suo comportamento a favore di una visione non paritaria della vita di coppia. Tale tendenza arriva a intensificarsi nel momento in cui Skyler decide di contribuire personalmente alla gestione dell’attività criminale, una circostanza capace di dar luogo a contrasti di ogni tipo, basati soprattutto sul desiderio di Walt di sminuire e ridimensionare le iniziative della moglie. Ne è un esempio l’acquisizione dell’autolavaggio come attività di copertura, o la costruzione di un retroscena fittizio capace di giustificare l’ingresso di grandi quantità di denaro in casa White. Se Walt non sembra preoccuparsi di fornire una spiegazione plausibile ai suoi guadagni, Skyler, al contrario, elabora una rete di menzogne a prova di bomba, prestando attenzione a ogni dettaglio e preoccupandosi di motivare anche le più minute incongruenze.
È dunque l’ambigua condotta morale di Skyler a rendere il suo personaggio tanto complesso e contradditorio, al punto che è difficile parteggiare per lei anche a fronte dei tanti abusi subiti. Nel corso della quinta stagione, in particolare, l’aggravarsi della situazione coniugale sembra spingere Skyler a un vero e proprio punto di non ritorno, portandola a realizzare come la messa in scena sia l’unica arma rimasta a sua disposizione. È così che, rivolgendo contro Walt le sue stesse tecniche dissimulatorie, Skyler decide di estremizzare il proprio disagio psicologico, fingendo un comportamento maniaco-depressivo al fine di ricattarlo e costringerlo ad allontanare i figli da casa. Il culmine di questa strategia viene raggiunto nell’episodio `Fifty-One` (`Un ambiente migliore`, 5×04), quando, in occasione del cinquantunesimo compleanno di Walt, Skyler simula un tentativo di suicidio, immergendosi all’improvviso nella piscina di casa senza fornire spiegazioni ai presenti.
Quella di Skyler immersa nell’acqua è una tra le visioni più belle e terrificanti presenti all’interno della serie: sebbene lo spettatore non arrivi mai a temere per la vita della donna, l’immagine è pensata per provocare un analogo senso di disagio, soprattutto nel momento in cui è spinto a constatare come ella, circondata dall’acqua e dalla luce, sembri molto più in pace che sulla terraferma. Per svariati secondi, dunque, Skyler è mostrata galleggiare nella piscina, immersa in un’atmosfera da sogno, fino a quando lafigura di Walt giunge ad afferrarla e a trascinarla in superficie, quasi si trattasse di uno squalo determinato a prendere possesso della sua preda.
A proposito di essere trascinati nell’abisso, nel corso della quinta stagione anche Hank si troverà a sperimentare una sensazione molto simile, giungendo a realizzare quello che per mesi era apparso evidente sotto i suoi occhi: l’identità del famigerato Heisenberg.
Parlando di Hank è interessante notare come, fin dal principio, egli venga presentato in totale opposizione alla figura di Walt, tanto da riassumere in sé i tratti archetipi del tronfio maschio alfa: machismo, gusto per la battuta sessista, atteggiamento da duro e pistola sempre alla mano, pronta per essere ostentata di fronte al nipote o a chiunque altro sia utile impressionare. Analogamente, nonostante il suo migliore amico e collega, Steve Gomez (Steven Michael Quezada), sia di origini messicane, Hank sembra provare un particolare piacere nel lanciarsi in osservazioni razziste, soprattutto nei confronti dei latinoamericani, associati in blocco alla categoria di spacciatori, criminali o consumatori di droga. Al netto di questa identificazione iniziale, tuttavia, la figura di Hank arriva ad assumere con il tempo maggiore tridimensionalità e pregnanza, abbandonando i cliché dell’ipermascolinità per mostrare un lato vulnerabile del tutto inaspettato. In particolare, essendo egli ossessionato dall’esibizione della propria virilità, ogni incidente volto a compromettere tale immagine di sé finisce per gettarlo in uno stato di completato paranoia, tale da scatenare reazioni di rifiuto o di aggressività ingiustificata.
Più che non tollerare la debolezza, infatti, Hank sembra non sopportare l’idea di venir percepito come altro che immune da essa. Questo è particolarmente evidente nell’episodio `Breakage` (`Una pistola per Jesse`, 2×05), in cui il poliziotto arriva a “subire” un avanzamento in carriera volto a condurlo a El Paso, presso una task force impegnata ad agire in diretta relazione con il Cartello. Hank, in tal senso, sembra provare un profondo terrore nei confronti di un lavoro che richiede flessibilità e capacità di immedesimazione, il tutto all’interno di ambiente difficile da comprendere per un uomo come lui. È così che, dopo aver ostentato compiacimento di fronte ai colleghi, nella privacy dell’ascensore egli giunge a sperimentare un autentico attacco di panico, una reazione che, da lì in avanti, si ripresenterà ciclicamente in tutte le situazioni di maggior pericolo. Le sue ansie, d’altronde, si rivelano essere tutt’altro che infondate, nel momento in cui, poco dopo essere giunto a El Paso, Hank rimane coinvolto in un attentato dinamitardo organizzato dal Cartello, a cui riesce miracolosamente a sfuggire dopo essersi allontanato in preda alla nausea, avendo visto la testa mozzata del narcotrafficante Tortuga (Danny Trejo) spostarsi sul dorso di una tartaruga.
In seguito, tornato ad Albuquerque, Hank rifiuta di ammettere quanto tale episodio abbia sconvolto la sua psiche, preferendo ostentare arroganza a fronte dei rischi del mestiere. Tale sicumera, tuttavia, verrà messa nuovamente a dura prova nell’episodio `One Minute` (`Un minuto`, 3×07), in cui Hank arriverà a subire il brutale attacco dei gemelli Salamanca, giunti appositamente in città per vendicare la morte del cugino Tuco. Grazie alla propria abilità e sangue freddo Hank riuscirà a sopravvivere, rimediando tuttavia una lesione midollare capace di impattare drammaticamente sulla sua vita privata e professionale. Privato delle proprie capacità d’agire, immobilizzato a letto e terrorizzato dalla prospettiva di non poter più camminare, Hank vedrà infatti venir meno il ruolo di maschio protettore delle mura domestiche, circostanza che lo porterà a riversare tutta la propria frustrazione sulla moglie Marie (Betsy Brandt) e sui suoi maldestri tentativi di aiutarlo. In seguito, solo il riemergere di inizi legati al caso Heisenberg porterà Hank a reagire, aiutandolo a uscire dalla sua condizione impasse e a completare con successo il percorso di guarigione.
All’altezza della quinta stagione, dunque, Hank è un personaggio che ha compiuto un’evoluzione a 360 gradi, smussando i lati più rozzi del proprio carattere e approfondendone altri, quali la determinazione, la perseveranza e l’intuito. È quindi pronto a scoprire la verità tanto agognata e ad avviarsi verso lo scontro finale con la propria nemesi, la quale si rivelerà essere nient’altro che il proprio remissivo e insospettabile cognato – Walter White.
Il confronto tra Hank e Walt al termine dell’episodio `Blood Money` (`Denaro insanguinato`, 5×09) è una scena carica di una tensione quasi assurda, nella quale vediamo i due uomini studiarsi a vicenda al fine di comprendere quanto l’uno sappia dell’altro. È Walt a lanciare per primo il guanto di sfida, mostrando a Hank di aver scoperto il dispositivo di tracciamento sotto la sua auto in modo da indurlo a confessare i propri sospetti su di lui. È evidente come, in questo caso, la decisione più saggia sarebbe stata quella di continuare a fingere, eppure Walt non può resistere alla tentazione di mostrare al cognato quanto sia stato abile a superarlo in astuzia e in audacia. Per il momento, tuttavia, lo scontro tra i due sembra concludersi in nulla di fatto, essendo entrambi incerti su quale mossa sia opportuno compiere nell’immediato futuro.
Le capacità recitative di Walter White sono sempre state difficili da valutare: ci sono stati momenti in cui, pur mentendo, egli non poteva apparire più sincero di così e altri in cui era difficile credere che le sue frottole potessero davvero convincere qualcuno. Fino a questo momento, la più terribile menzogna da lui pronunciata è stata quella riguardante l’avvelenamento di Brock, determinante per riottenere la fiducia di Jesse e sbarazzarsi della minaccia rappresentata da Gus Fring; eppure, quanto accade in `Confessions` (`Confessioni`, 5×11), sembra appartenere a tutt’altro livello di impostura. Per un’ora intera, infatti, vediamo Walt mentire, e in maniera così spettacolare e convincente da rendere difficile discernere i pochi momenti di sincerità: recita per il figlio, impedendogli di recarsi a casa di Hank e Marie e scoprire così la verità; si esibisce per Jesse, convincendolo a lasciare la città senza voltarsi indietro; infine, si lancia in uno spettacolare monologo a favore di telecamera, raccontando una storia incredibile in cui Hank Schrader è in realtà Heisenberg e Walter White un povero chimico costretto a lavorare alle sue dipendenze.
È sconcertante osservare come quest’ultima “confessione” inizi esattamente come il video della puntata pilota, con Walt intento a scandire drammaticamente il proprio nome e indirizzo di fronte all’obiettivo. Tuttavia, non dobbiamo farci ingannare: l’uomo che registrò quel messaggio in mezzo al deserto ormai non esiste più; al suo posto vi è un criminale spietato e incallito, capace di concepire un racconto infarcito di menzogne in cui far emergere all’occorrenza qualche sprazzo di verità. Infatti, non tutto quello che Walt afferma nel corso della puntata è sbagliato: è vero che il cancro è tornato, ma tale condizione è utilizzata solamente per impedire al figlio di allontanarsi e prendere le parti di Hank. Allo stesso modo, Walt sa che un nuovo inizio sarebbe la soluzione migliore per Jesse, eppure la sua opera di convincimento ha come unico scopo quello di proteggere se stesso dall’instabilità psicologica del ragazzo. Anche la falsa confessione girata per ricattare Hank appare abbellita da numerosi dettagli realistici, volti a gettare un’ombra di verità sul racconto nel caso in cui dovesse essere utilizzato come prova. La stessa immagine Walt non sembra più reale delle parole da lui pronunciate: più ci si addentra negli abissi della menzogna, infatti, più il regista Michael Slovis decide di zoomare sullo schermo televisivo da cui viene trasmesso il video, fino a mettere in risalto i singoli pixel che lo compongono. Se il volto di Hank, dunque, è quello di un uomo orgogliosoche realizza di essere stato sconfitto da un avversario più intelligente e spietato di lui, quello di Walt appare soltanto come un insieme di linee e puntini, capaci di delineare una fisionomia familiare che, tuttavia, non sembra possedere più nulla di umano.
A questo punto, messo in scacco anche l’ultimo dei suoi nemici, il trionfo di Walt sembra essere inarrestabile, quand’ecco sopraggiungere il “cigno nero”, ossia quell’evento inaspettato capace di demolire anche la più inespugnabile fortezza di menzogne. In questo caso, si tratta di Jesse che, sul punto di abbandonare Albuquerque, giunge a realizzare la più terribile delle verità: la colpevolezza di Mr. White nell’avvelenamento di Brock. È così che, in preda a una furia omicida, il ragazzo si precipita al 208 di Negra Arroyo Lane, spinto dal folle proposito di vendicarsi bruciando la casa del suo aguzzino; giunto sul posto, tuttavia, viene fermato dal più improbabile degli alleati, ossia Hank, determinato a condurlo dalla sua parte per incastrare definitivamente Walt. «HE CAN’T KEEP GETTING AWAY WITH IT!»[15] è l’urlo disperato di Jesse a fronte di quest’ultima svolta degli eventi, che lo spinge ad affrontare il più terribile dei dilemmi: dimenticare tuttoe andarsene, o tradire la persona per cui un tempo era disposto a sacrificare la vita. Il piano di Hank, in tal senso, sembra essere a prova di bomba, eppure Jesse sa che con Walt nulla può essere dato per scontato: «Mr. White?He’s the Devil. He is smarter than you. He is luckier than you. Whatever you think is supposed to happen, I’m telling you, the exact reverse opposite is going to happen»[16].
8. OZYMENDIAS. La caduta del tiranno
«I met a traveller from an antique land
Who said: “Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter’d visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp’d on these lifeless things,
The hand that mock’d them and the heart that fed.»[17]
– `Ozymandias` (1817), Percy Bysshe Shelley
La riserva indiana di To’Hajiilee è una location piuttosto ricorrente in `Breaking Bad`. Concepita come contraltare alle zone abitate di Albuquerque, la vastità minacciosa del deserto del New Mexico si configura come uno spazio aperto e imperscrutabile, in cui la presenza umana appare del tutto insignificante, sottomessa all’imprevedibilità degli eventi e all’incombere del vasto cielo terso. Questi grandi spazi incontaminati risultano perfetti per nascondere cadaveri e segreti, così come per disperdere azioni o sensi di colpa, trasformandosi all’occorrenza nei luoghi ideali in cui svolgere duelli o rese dei conti.
È proprio a To’Hajiilee, infatti, che per qualche lungo momento gli spettatori hanno l’impressione di assistere al compiersi definitivo del destino di Walter White, sconfitto dai due uomini che meno si sarebbe aspettato di veder collaborare – e la cui intelligenza ha perennemente sottovalutato. È così che, in un’atmosfera tesa e inquietante, la cinepresa immortala ogni istante della disfatta di Heisenberg, dal suo affannarsi disperato in cerca del tesoro sepolto fino al lento incamminarsi verso Hank, le braccia aperte in segno di penitenza, mentre Jesse in disparte osserva tutto ciò che accade, incredulo nel constatare come il diabolico Mr. White si sia lasciato così facilmente sopraffare. Lo sguardo di sconfitta che appare sul volto di Walt – unito forse a una certa dose di sollievo – rappresenta la perfetta catarsi per il personaggio, il momento culminante di un percorso durato cinque stagioni e giunto ormai alla sua naturale conclusione. Certo, quello che si profila all’orizzonte non sembra essere un finale felice, con la famiglia White ridotta in rovina e Jesse costretto a concludere i propri giorni in prigione. Eppure, dopo tutte le cose terribili accadute, è quanto di più simile a un lieto fine si possa desiderare.
Tuttavia, i minuti passano e, a un certo punto, l’esultanza dei personaggi sembra durare troppo a lungo. Abbandonandosi al piacere del successo, infatti, Hank perde tempo: con compiacimento teatrale recita a Walt i suoi diritti, per poi lanciarsi in una lunga telefonata con Marie, comunicandole con gioia il suo garrulo trionfo. Sembra quasi che gli autori abbiano voluto concedere al personaggio di assaporare fino in fondo la propria vittoria, prima di decidere di strappargliela via brutalmente e per mano di alcuni dei villains più ripugnanti della serie. I gemelli Salamanca, in tal senso, non erano certamente dei personaggi edificanti, eppure possedevano una sorta di grandeur malvagia che avrebbe reso la morte di Hank per mano loro una conclusione tragica ma dignitosa. Uncle Jack e la sua banda, al contrario, non sono altro che dei volgari parassiti, abili nell’approfittarsi chiunque gli si ponga davanti, e che ora si trovano nella condizione di potersi impossessare di Walt, dei suoi soldi e forse anche di Jesse. È nella loro natura, e nessuno ha il potere per impedirglielo – nemmeno colui che, per proteggersi, ha deciso di convocarli in suo aiuto.
Come Jesse ha acutamente osservato, qualunque cosa si possa prevedere a proposito di Mr. White, ecco che l’esatto opposto è destinato ad accadere. Ciò che si verifica in `Ozymandias` (`Declino`, 5×14), in tal senso, non sembra fare eccezione. Siamo ancora a To’Hajiilee, al termine di un terribile scontro a fuoco: Gomez giace a terra morto, mentre Hank, gravemente ferito, viene trascinato al cospetto di Uncle Jack per essere giustiziato. Scioccato dal folle dispiegarsi degli eventi, Walt tenta una mediazione in extremis, ma Hank, per una volta, sembra vederci più chiaro di lui: «You’re the smartest guy I ever met. And you’re too stupid to see he made up his mind ten minutes ago»[18]. È così che, mentre l’eco mortale dello sparo echeggia ancora per la valle, vediamo Walt accasciarsi a terra paralizzato dall’orrore: è lui Ozymandias, il «Re dei Re» evocato da Percy Shelley, che giace al suolo assieme alle sue sterili ambizioni, sovrastato dalla piaga terribile della morte e destinato a un’imperitura rovina. Il suo volto deformato dal dolore ci ricorda quello di Gus Fring in `Hermanos`, mentre il deserto che si spacca sotto il suo peso rappresenta la distruzione di cui egli stesso è rimasto vittima.
Se Heisenberg è il primo a cadere, Jesse è destinato a seguirlo a ruota. È lo stesso Walt a consegnarlo nelle mani di Uncle Jack, condannandolo così a un destino peggiore della morte: egli diventerà infatti uno schiavo, costretto a produrre metanfetamina per i suoi aguzzini sotto la minaccia di veder morire Andrea e il suo bambino. È il peggiore scenario possibile per tutti i personaggi che abbiamo amato, compreso Walt che, abbandonato nel deserto, inizia a far rotolare verso casa un barile pieno di dollari, ultima traccia rimasta del suo immenso patrimonio. Ogni illusione sembra ormai svanita, eppure egli nutre ancora un motivo di speranza: la sua famiglia, quella per cui è giunto a sacrificare ogni cosa, e che certamente sarà disposta a seguirlo anche in quest’ultimo frangente. L’abilità di Walt di auto-ingannarsi, in tal senso, appare davvero sconfinata, tanto da fargli credere di poter convincere Skyler anche dopo che la donna, intuito ciò che è accaduto nel deserto, inizia a minacciarlo con un coltello e a intimargli di andarsene di casa.
È così che, in un episodio pieno di metaforici pugni nello stomaco, nessuno colpisce maggiormente di quegli ultimi istanti in cui, al termine della lotta con Skyler, Walt inorridito esclama: «What the hell is wrong with you?! WE’RE A FAMILY!»[19]. È in questo momento, infatti, che qualcosa di miracoloso accade: osservando l’odio e il terrore negli occhi della moglie e del figlio, Walt realizza improvvisamente ciò che ha fatto, tutto il male che è riuscito a infliggere nascondendosi dietro una maschera di bugie e buone intenzioni. «We’re a family…», sussurra di nuovo, questa volta con un filo di voce: le sue parole sono le stesse ma il tono è completamente diverso, così impregnato di dolore e di sconfitta da spezzare il cuore.
Tale momento di realizzazione, tuttavia, è così brutale da indurre Walt a trincerarsi in se stesso e a cercare conforto nella possibilità di esercitare nuovamente il controllo. All’improvviso, infatti, egli decide di rapire la figlia Holly e di fuggire in macchina verso l’ignoto, lasciando dietro di sé una Skyler piangente e sfiancata dal dolore. Quello di Walt è un gesto terribile, certo, ma anche del tutto irrazionale, dettato dallo shock di vedere il proprio mondo sgretolarsi pezzo dopo pezzo. Basta infatti udire la bambina piangere e invocare la madre per addolcire di nuovo il cuore dell’uomo, convincendolo a riportarla da Skyler e ad abbandonare l’idea che la sua famiglia abbia ancora bisogno di lui.
«And on the pedestal these words appear:
“My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!“
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away».[20]
9. «I DID IT FOR ME. I WAS GOOD AT IT». La catarsi finale
Per gran parte della sua durata, `Granite State` (`Tutto torna`, 5×14) sembra configurare un passo indietro rispetto agli eventi apocalittici dispiegati nelle puntate precedenti. Se `To’hajiilee` e `Ozymandias`, infatti, avevano travolto lo spettatore con colpi di scena improvvisi e tragedie incombenti, il penultimo episodio di `Breaking Bad` appare più meccanico e distaccato, avendo come scopo primario quello di ricalibrare gli equilibri in vista del gran finale della serie. È così che, nell’arco di poco più di un’ora, `Granite State` finisce per rivoltare contro il pubblico tutto quello che più ha amato nella serie, rendendolo ostaggio dello show in maniera non dissimile al modo in cui Walt, Jesse e Skyler appaiono prigionieri delle loro nuove condizioni di vita.
A pochi minuti dall’inizio della puntata, vediamo Uncle Jack (Michael Bowen) e la sua banda guardare il video della confessione di Jesse, ridendo delle lacrime versate dal ragazzo al ricordo della morte di Gale. «Does this pussy cry through the whole thing?»[21] è il commento sprezzante pronunciato da Uncle Jack, seguito dalle risate sguaiate di tutti presenti. L’omicidio di Gale, come sappiamo, ha rappresentato una svolta fondamentale all’interno della trama, un evento per il quale Jesse ha sofferto enormemente e che lo show ha impiegato puntate intere a costruire. Eppure, in questo frangente, esso viene ridotto a mero materiale di intrattenimento, foraggio per battute machiste da parte di un pubblico insoddisfatto da ciò che sta guardando. Uncle Jack e i suoi compagni, in breve, si sono trasformati in quello che la critica televisiva e premio Pulitzer Emily Nussbaum ha definito il «Bad Fan» di `Breaking Bad`[22], ovvero lo spettatore che, fermandosi alla lettura più superficiale dell’intreccio, fa coincidere l’arco narrativo della storia con la buona riuscita del suo protagonista. Il “Bad Fan” è colui che «arrivato tardi, vede Walt come un genio della violenza, degno di venerazione», tanto da tifare unilateralmente per la sua buona riuscita e per il trionfo dei tratti più egomaniaci della sua personalità.
A tal proposito, è significativo come Heisenberg, capace di sconfiggere criminali onnipotenti del calibro di Gus Fring, finisca per cadere in rovina a causa di uno sparuto gruppo di delinquenti, mossi dalla brama di denaro e da una brutalità priva di scopo. Ciò che distingue Uncle Jack e il nipote Todd (Jesse Plemons) dai villains precedenti, infatti, è la totale mancanza di visione, così come il culto per una violenza bestiale e del tutto fine a se stessa. Non vi è né motivazione né grandezza in grado di giustificare le azioni commesse da questa banda di reietti, ed è proprio l’incapacità di prevedere tale malvagità irrazionale a costituire il principale errore di Walt.
È così che, passo dopo passo, Uncle Jack e la sua banda finiscono per contaminare ogni angolo dello show, tanto che nessun personaggio può dirsi veramente al sicuro da loro. Eccoli dunque presentarsi nella camera da letto di Holly al solo scopo di terrorizzare Skyler, oppure bussare alla porta di Andrea (Emily Clara Rios) per poi piantarle una pallottola in testa, mentre un impotente e disperato Jesse è costretto a osservare la scena a distanza, legato, imbavagliato e del tutto impossibilitato a intervenire. Questi squallidi spacciatori non sono certo i nemici più accattivanti mai apparsi nella storia della televisione, eppure è proprio questa totale mancanza di appeal a renderli così spaventosi ed efficaci. Essi sono concepiti per mostrare allo spettatore in cosa consista veramente il gioco del narcotraffico: non un’allegra scampagnata fra amici, costellata da macabri scherzi o piani rocamboleschi, ma un mondo freddo, brutale e disumano, da cui è impossibile sperare di cavarsela indenni.
Arrivati a questo punto della storia, per i personaggi di `Breaking Bad` fuggire sembra essere soltanto una squallida fantasia. Questo riguarda innanzitutto Skyler, costretta a vendere casa e averi per pagare le proprie spese legali, ma anche Saul Goodman che, dopo aver guadagnato migliaia di dollari come “avvocato criminale”, non ha altra scelta che fuggire e cambiare identità, per condurre una miserabile esistenza sotto copertura in Nebraska. Walt, dal canto suo, si trovai confinato fra le nevi del New Hampshire, in una baita priva di telefono, televisione o qualsiasi altro mezzo di comunicazione con l’esterno. Egli appare del tutto isolato e incapace di agire, con la sola compagnia di un barile pieno di dollari, di due DVD di `Mr. Magorium` e dei propri lugubri pensieri, i quali includono svariati piani di vendetta che il ritorno del cancro gli impedisce però di realizzare. In breve, quello che `Granite State` sembra suggerire è come il mondo sia pronto per fare a meno di Heisenberg, ridotto ormai a una mera ombra di se stesso, debole al punto da non riuscire a compiere un passo senza venir soffocato dai colpi di tosse.
Certamente, Walt sarebbe potuto rimanere in New Mexico per tentare di salvare la sua famiglia. Invece, ha preferito preservare se stesso, trovando un piano alternativo per sistemare le cose: assoldare dei sicari per annientare la banda di Uncle Jack, ad esempio, oppure rifornire di denaro Skyler tramite il segreto aiuto del figlio. Tuttavia, ancora una volta, il suo tentativo di razionalizzazione è destinato a fallire: invece di essere felice di ascoltare la voce del padre, infatti, Walter Jr. (RJ Mitte) viene travolto dall’ira, tanto da urlargli al telefono tutto il proprio rancore e, in un crescendo straziante, domandargli con ferocia: «Why are you still alive? Why won’t you just die already?»[23]. A questo punto, Walt sembra rimasto davvero senza nulla per cui vivere: tutti coloro che ha amato sono morti o lo disprezzano, mentre il denaro che possiede è inutile se non può essere utilizzato per aiutare la sua famiglia. Sarebbe abbastanza per annientare qualunque criminale e indurlo a costituirsi… Eppure, all’ultimo istante, ecco che un’intervista televisiva arriva a scombinare tutte le carte in tavola.
Se il corpo di Walt sembra ormai svuotato da ogni desiderio di reagire, il suo spirito non lo è affatto, tanto da venir immediatamente ringalluzzito dalla visione dei suoi ex soci d’affari ospitati da Charles Rose. Come sappiamo, Walter White vuole essere celebrato e onorato ma, soprattutto, vuole che i suoi successi vengano riconosciuti e apprezzati. Dunque, come non poteva lasciare che Hank credesse che Gale Boetticher fosse Heisenberg, allo stesso modo non può permettere che Gretchen ed Elliot Schwartz liquidino il suo contributo alla Grey Matter con la sola scelta del nome. È così che, mentre il mondo intero sembra suggergli di mollare, Walt decide di non stare a sentire: certo, tutto è destinato a finire… Ma ciò avverrà solamente alle sue condizioni.
Verso il termine della puntata `Fly` (`Caccia grossa`, 3×10), un Walt narcotizzato e introspettivo si era chiesto quale sarebbe stato il momento migliore per la sua dipartita: sufficientemente tardi per assicurare a Skyler un’adeguata somma di denaro, ma abbastanza presto per minimizzare i danni provocati dalle sue azioni criminali. Ripotare alla memoria quelle parole, dunque, ci permette di riflettere su come gli autori abbiano deciso di porre fine alla storia di Walter White. Innanzitutto, è interessante notare come Gilligan e soci offrano allo spettatore tutta una serie di potenziali finali: dal trionfo della legge di `To’hajiile` al naufragio nichilista di `Ozymandias`, fino alla demitizzazione dall’intera vicenda dispiegata in `Granite State`. `Felina` (5×16), al contrario, si pone come una sorta di catarsi conclusiva, in cui Heisenberg viene chiamato a risorgere dalle sue ceneri al solo scopo di vendicarsi, lasciando poi che un proiettile vagante concluda il lavoro iniziato dal cancro. Si tratta di quattro episodi straordinari, ognuno dei quali avrebbe potuto costituire un finale soddisfacente per la serie. Eppure, `Felina` pare concepito per portare una sorta di ordine nel mondo, per cui tutti “cattivi” – Walter incluso – finiscono per essere sconfitti, mentre i pochi sopravvissuti riescono a ottenere una seppur minima misura di conforto.
È così che, nell’ultima puntata di `Breaking Bad`, vediamo Walt tornare ai fasti di un tempo e in maniera così clamorosa che tutti i suoi assurdi piani – dal minacciare Gretchen ed Elliot con l’aiuto di alcuni improbabili “cecchini” al costruire un dispositivo letale con il telecomando di un’auto – giungono a realizzarsi senza alcun tipo di ostacolo, quasi fossero determinati da una volontà superiore. È dunque estremamente catartico vedere i proiettili della mitragliatrice fare a pezzi la banda di Uncle Jack, così come guardare Jesse soffocare Todd con le stesse catene che lo avevano tenuto prigioniero per un anno.
Eppure, il momento fondamentale della puntata sembra svolgersi altrove, nella cucina malandata di Skyler, dove Walt, giunto per un ultimo saluto, decide di fare una rivelazione clamorosa: «I did it for me. I was good at it. I liked it. And… I was… Really – I was alive»[24]. Si tratta di parole che non avremmo mai pensato di sentir pronunciare e che certificano una verità che lo stesso Walt aveva sempre cercato di negare, ovvero come Heisenberg non fosse una mutazione accidentale, ma una scelta consapevole. Sono la confessione finale di un uomo che ha scelto di morire consciamente e che, per una volta, è riuscito ad essere sincero fino in fondo, con se stesso e con la propria famiglia.
10. THE BEST SHOW OF THE DECADE. Il cinema nell’era della serialità e del “post-post-modernismo”
Eletta “Migliore serie tv degli anni 2010”[25] da un pool di critici e studiosi, `Breaking Bad` rappresenta il culmine di una tradizione televisiva inaugurata da David Chase con `I Soprano`, che vede al centro delle proprie narrazioni dei cosiddetti “difficult men”, ossia degli antieroi «tormentati, preoccupati e turbati dalla modernità»[26]. Si tratta di protagonisti disperati, amorali e profondamente umani, in grado di esercitare un processo di seduzione nei confronti dello spettatore, che si scopre capace di amarli anche a fronte di crimini orrendi, dall’adulterio alla poligamia, dal narcotraffico all’omicidio seriale. Walter White – un personaggio quasi shakespeariano nella sua vocazione alla rovina – rappresenta l’emblema di questo anti-eroismo tragico, frutto a sua volta di un universo oscuro e disumano, vittima di un collasso tanto emotivo quanto economico e sociale.
Rispetto a produzioni televisive precedenti, tuttavia, `Breaking Bad` ha avuto il vantaggio di nascere in tempi “post-post-moderni” e godere per questo di un vastissimo immaginario pop a cui attingere. Accanto ai riferimenti al cinema hollywoodiano classico, infatti, ecco dispiegarsi un vastissimo intreccio di citazioni, allusioni e motivi ricorrenti, rintracciabili sottoforma di atmosfere e marche di genere, in una riuscitissima sinestesia di immagini, suoni e tecniche di montaggio.
Evidente, innanzitutto, è l’influenza del cinema western post-classico, da cui la serie ricava gli scorci vasti e brulli, la fotografia calda e saturata, così come il senso di attesa e di annullamento metafisico nei confronti del paesaggio, rispetto al quale i personaggi vengono raffigurati in posizioni plastiche o emblematiche – si pensi al confronto fra Walt e Gus Fring in `Crawl Space`, oppure alla morte di Mike in `Say My Name` (`Di’ il mio nome`, 5×07), , esplicito omaggio a Sam Peckinpah e al suo `Pat Garrett e Billy The Kid`(1973). Altro punto di riferimento è il cinema di Sergio Leone, in particolare la pellicola `C’era una volta il West` (1968), da cui deriva la tendenza a giocare con le distanze tra gli oggetti e i personaggi, facendo collidere primi piani e campi lunghi o lunghissimi, passando dal mostrare panoramiche mozzafiato al ristringere l’inquadratura su dettagli apparentemente infinitesimali.
Accanto alle sperimentazioni tipiche della New Hollywood, palesi sono poi i legami con il cinema della post-modernità, in particolare con le pellicole di Quentin Tarantino, da cui gli autori ricavano i numerosi omaggi pop e l’utilizzo di certi tipi di inquadrature, tra cui le soggettive distorte o irreali, prima fra tutte quella dall’interno del portabagagli resa celebre da film come `Le Iene` (`Reservoir Dogs`, 1992) o `Pulp Fiction` (1994). Esplicito è anche il riferimento al cinema dei fratelli Coen, in particolare al mix inconfondibile tra black humor ed efferatezza, evidente soprattutto nelle prime puntate e nel rapporto che unisce Walter e Jesse.
La televisione, come il cinema, è un medium visuale e, in quanto tale, permette allo spettatore di riconoscersi nei personaggi rappresentati in modo spontanei, spesso travalicando le soglie della pura e semplice razionalità. L’abilità narrativa e cinematografica degli autori di `Breaking Bad`, in tal senso, ha permesso a gran parte del pubblico di identificarsi in Walter White, empatizzando con lui anche nei momenti di maggior pericolo, arrivando a mettere in discussione il proprio sistema di valori e la conseguente idea di giusto e sbagliato. Determinante, senza dubbio, è stata la scelta di rappresentare le “fasi intermedie” della storia dei protagonisti, mettendo sovente in pausa la narrazione per mostrare quali emozioni stessero provando, quali pensieri fossero alla base delle loro azioni o che tipo di processo logico motivasse le loro scelte. Il risultato è stato un racconto di un realismo spiazzante, capace di trasformare una premessa apparentemente assurda – la metamorfosi di un professore di chimica da “Mr. Chips a Scarface” – in una delle più straordinarie avventure umane mai rappresentate sullo schermo.
Per comprenderlo fino in fondo basta tornare a `Ozymendias`, a quel momento in cui Walt, fissando i volti terrorizzati della moglie e del figlio, riesce per la prima volta a vedere se stesso. Tutto ciò che ci è stato mostrato sembra implodere in quell’unico sguardo, come se le sessantadue ore precedenti non avessero puntato ad altro che a quella singola straordinaria rivelazione. Questo è il valore universale della storia che Vince Gilligan ha deciso di raccontare e questo è ciò che la televisione è in grado di ottenere, qualcosa che `Breaking Bad` ha dimostrato di saper fare meglio di qualunque altro.
CONTINUA A LEGGERE!
PARTE 1.
La genesi di `Breaking Bad` e il personaggio di Walter White
PARTE 2.
L’evoluzione in Heisenberg e il rapporto tra Walt e Jesse
PARTE 3.
I nuovi personaggi e la parabola di Gustavo Fring
PARTE 4.
La caduta del tiranno e la catarsi finale
[13] «Col tempo migliorerà. Te lo assicuro» – `Madrigal` (`L’affare tedesco`, 5×02)
[14] `I Have a Charcter Issue` di Anna Gunn – (New York Times, 23/08/2013)
[15] «LUI NON PUO’ CONTINUARE A FAR SEMPRE QUELLO CHE VUOLE!» – `Rabid Dog` (`Cane rabbioso`, 5×12)
[16] «Il signor White? È il diavolo. Lui è più intelligente di voi, è più fortunato di voi. Qualunque cosa voi pensiate possa accadere, vi giuro che sarà l’esatto contrario di quanto poi accadrà veramente» – `Rabid Dog` (`Cane rabbioso`, 5×12)
[17] «Ho incontrato un viaggiatore giunto da una terra antica/ Che mi disse: “Due enormi gambe di pietra prive di tronco / Si ergono nel deserto. Vicino ad esse sulla sabbia, / Mezzo sepolto, un volto infranto giace, il cui cipiglio/ E il corrugato labbro e il ghigno di freddo comando/ Dicono che il suo scultore lesse bene quelle passioni/ Che ancora sopravvivono, impresse su questi oggetti senza vita, / Alla mano che le raffigurò e all’anima che le nutrì» – `Ozymandias` (Percy Bysshe Shelley, 1817)
[18] «Sei l’uomo più intelligente che io abbia mai conosciuto. E sei troppo stupido per capire che ha già deciso di farlo dieci minuti fa» – `Ozymandias` (`Declino`, 5×14)
[19] «Ma che diavolo ti prende?! SIAMO UNA FAMIGLIA!» – `Ozymandias` (`Declino`, 5×14)
[20] «E sopra il piedistallo compaiono queste parole:/ “Sono Ozymandias, Re dei Re:/ Guardate alle mie opere, o Potenti, e disperate!” / Null’altro rimane. Attorno al decadimento/ Di quel colossale relitto, sconfinato e nudo, / Le sabbie solitarie e pianeggianti si estendono lontano» – `Ozymendias` (Percy Bysshe Shelley, 1817)
[21] «Questa fighetta piange per tutto il video?» – `Granite State` (`Tutto torna`, 5×14)
[22] That mind-bending phone call on last night’s “Breaking Bad” di Emily Nussbaum (The New Yorker, 16/09/2013)
[23] «Perché sei ancora vivo? Perché non muori, finalmente?» – `Granite State` (`Tutto torna`, 5×14)
[24] «L’ho fatto per me. Mi piaceva. Ed ero bravo. E… Ero… Veramente – Ero vivo» – `Felina` (5×16)
[25] ‘Breaking Bad’ Named Best TV Series of the 2010s – `World of Reel` (9/01/2019)
[26] `Difficult men. Dai «Soprano» a «Breaking Bad», gli antieroi delle serie tv` di Brett Martin (Minimum Fax, 2018)